On Medicine

Anno XVII, Numero 1 - marzo 2023

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APPROFONDIMENTI

Disgrafia: aumentare la consapevolezza per sfruttare le strategie di intervento

Redazione On Medicine


Con il termine disgrafia ci si riferisce a una scrittura a mano carente negli aspetti qualitativi ed esecutivi, in modo da compromettere la comunicazione scritta. Si manifesta con un quadro sintomatologico eterogeneo che varia in funzione dell’influenza sia di fattori predisponenti biologici, quali deficit motori o dislessia, sia di inadeguati stimoli socioculturali e/o scolastici. La disgrafia può influenzare l’aspetto della scrittura, ovvero la sua leggibilità, il meccanismo motorio che la genera e l’organizzazione spaziale; può manifestarsi all’inizio del percorso scolastico, inficiando l’apprendimento da parte del bambino dei meccanismi di scrittura e, a catena, di altri apprendimenti ad esso correlati, come la correttezza ortografica e la quantità e qualità di produzione scritta.

Come si valuta la disgrafia?


I metodi di valutazione della scrittura manuale sono molteplici, e prendono in considerazione essenzialmente la leggibilità e il processo di scrittura, che comprende la rapidità di esecuzione: una traccia leggibile può essere scritta a discapito della velocità, così come un movimento rapido può produrre una traccia illeggibile, se non sono stati acquisiti automatismi grafo-motori funzionali.

Leggibilità


Diverse variabili influiscono sulla leggibilità della scrittura a mano:
  • l'identificazione delle lettere può essere influenzata dal mancato rispetto delle forme convenzionali delle lettere, della dimensione relativa dei tratti che la compongono, da tratti mancanti o aggiuntivi, da un errato orientamento o curvatura dei tratti;
  • la leggibilità delle parole può essere influenzata da errate spaziature di lettere e tra lettere (troppo lontane o, viceversa, sovrapposte) o da altezze anomale;
  • la produzione di frasi può essere influenzata da un problema di spaziatura tra le parole e tra le righe, dall'incapacità di scrivere in linea retta o di rimanere aderenti ai margini del foglio.

Processo di scrittura


Uno scarso controllo sulle variabili cinematiche e dinamiche può disturbare i movimenti della scrittura; una loro corretta valutazione deve prendere in considerazione la postura del corpo durante l’atto scrittorio, la presa della penna e la coordinazione grafo-motoria. Una scrittura disgrafica può essere la risultante di una pressione sulla penna inadeguata, di una velocità media errata (troppo veloce/lenta), di fluttuazioni anomale della velocità e di irregolarità del ritmo grafico, di movimenti eccessivi corrispondenti alla macrografia (scrittura con caratteri molto grandi).

Diagnosi


La quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) inserisce la disgrafia all’interno dei disturbi specifici dell’apprendimento, senza definirla come disturbo a sé stante e senza specificare dei criteri diagnostici. Non esiste un gold standard per diagnosticare questa condizione, probabilmente perché i sistemi di scrittura spesso differiscono sostanzialmente tra paesi diversi e lingue diverse. Inoltre, esiste una notevole eterogeneità tra i professionisti che gestiscono individui affetti da disgrafia in quanto possono essere terapisti occupazionali, psicomotricisti, grafologi o, in alcuni paesi, persino logopedisti.
I numerosi test diagnostici oggi disponibili prendono in considerazione la leggibilità della traccia scritta per stabilire un punteggio di qualità e valutano l'efficienza del processo di scrittura a mano contando il numero di lettere scritte in un dato tempo. Possono essere utilizzati anche strumenti meno specifici per valutare le abilità manuali dei bambini con disgrafia, allo scopo di determinare se questo disturbo derivi da un deficit nell'integrazione visuo-motoria o nelle capacità di coordinazione motoria.

Strategie di intervento


La riabilitazione dalla disgrafia presenta diverse difficoltà correlate alla mancanza di un metodo chiaramente definito, alle diverse cause sottostanti la condizione (disturbo primario o secondario, comorbidità) e alla diversità dei bambini che soffrono di questo disturbo, oltre alle specifiche caratteristiche del contesto educativo e scolastico.
Sebbene non esista un metodo universalmente riconosciuto come gold standard, la stragrande maggioranza delle strategie riabilitative si concentra sulla componente grafo-motoria della scrittura a mano. I bambini con disgrafia hanno una forte avversione per la scrittura, con conseguente abbassamento dell’autostima. Pertanto, i terapeuti devono dare loro esercizi molto semplici, concentrandosi sugli elementi base del tratto, per decondizionare dagli automatismi disfunzionali precedentemente appresi. Gli esercizi grafo-motori possono gradualmente diventare più complessi, a seconda dell’età e delle possibili prestazioni del bambino, portando infine alla pratica della scrittura vera e propria.
In questo ambito, il nostro Paese è all’avanguardia grazie agli studi intrapresi negli ultimi vent’anni dalla dottoressa Alessandra Venturelli, specialista in pedagogia, grafoanalista e fondatrice del metodo che porta il suo nome.

Come è nato il metodo Venturelli


La storia di questo approccio innovativo inizia con la rieducazione della scrittura per bambini disgrafici che portò la dottoressa Venturelli a comprendere che alla base delle difficoltà dell’apprendimento della scrittura vi erano spesso più che delle vere e proprie disgrafie, dei mancati apprendimenti e delle inadeguate abilità di base soprattutto di tipo grafo-motorio. Riscontrò inoltre delle carenze nell’apprendimento della scrittura, particolarmente nel corsivo, con talvolta confusione tra i 4 caratteri e frequenti casi di direzioni delle lettere disfunzionali (per esempio, tracciare una “t” in corsivo o il numero 1 dal basso verso l’alto). Alla base di queste carenze vi erano la mancanza di indicazioni ministeriali su come preparare e avviare alla scrittura nella scuola dell’infanzia e primaria, così come di una vera e propria formazione di base dei docenti nell’insegnamento della scrittura come gesto grafico.
Sulla base di queste prime considerazioni, la dottoressa Venturelli intraprese uno studio di pedagogia sperimentale in una classe prima di scuola elementare, proponendo attività didattiche innovative nel corso di un intero anno scolastico per facilitare l’apprendimento della scrittura a mano e sottoponendo le stesse prove iniziali e finali anche a un gruppo di controllo.
Al termine di questa esperienza, la fondatrice del metodo si rese conto che, utilizzando tecniche di rieducazione della scrittura adattate alle esigenze di bambini di sei anni nel corso della classe prima, era possibile prevenire buona parte di queste difficoltà. Si dedicò così alla pedagogia sperimentale coinvolgendo, oltre alla scuola primaria, anche la scuola dell’infanzia e l’asilo nido, per creare un approccio coerente e unitario che potesse accompagnare i bambini nel loro sviluppo, sulla base dei loro bisogni individuali e in maniera trasversale in tutte le aree di apprendimento. Questo percorso graduale e sistematico ha coinvolto nella ricerca ad oggi centinaia di alunni, portando ad affinare sempre più i criteri metodologici, le strategie pedagogico-didattiche e le tecniche alla base di questo metodo.

La rieducazione della scrittura


La rieducazione della scrittura mette l’individuo in condizione di sfruttare potenzialità latenti, fino a quel momento inutilizzate, attraverso un processo che tende a fare abbandonare gli automatismi “scorretti” per attivare percorsi neuronali più efficaci da un punto di vista funzionale, creando abitudini che facilitino la scrittura in fase esecutiva. Le tecniche utilizzate vanno da attività preparatorie di rilassamento e di motricità specifica degli arti coinvolti nel gesto grafico a esercizi di macrografia e di pregrafismo, fino a una vera e propria rieducazione della scrittura.

Il percorso rieducativo secondo il metodo Venturelli


Il percorso di recupero previsto da questo metodo si fonda su 20 sedute circa e viene intrapreso tra la seconda e la terza classe di scuola primaria; è possibile applicarlo anche in classi più avanzate, e persino negli adulti, purché vi sia una adeguata motivazione e uno specifico allenamento. Infatti, oltre all’appuntamento settimanale, è importante l’impegno del soggetto che deve eseguire a casa esercizi quotidiani di potenziamento degli aspetti funzionali inizialmente carenti.
Il percorso di rieducazione può dirsi concluso quando un bambino scrive bene in autonomia e in ogni situazione, a casa e a scuola, in modo ben leggibile, ordinato e con velocità adeguata alla sua età. Va detto che non tutti i bambini disgrafici riescono a raggiungere pienamente quest’ultimo obiettivo se si è in presenza di particolari deficit biologici; anche in questi casi, tuttavia, questo percorso assicura di sviluppare al massimo grado le risorse di ogni individuo, portando a significativi miglioramenti grafo-motori rispetto ai livelli iniziali. Queste competenze getteranno le basi dei successivi apprendimenti, dello sviluppo della personalità e delle possibilità di esprimersi e di realizzarsi compiutamente negli anni futuri.

Applicazione e sviluppi del metodo Venturelli


Il metodo segue un approccio analitico e pratico che coinvolge i bambini in modo stimolante soprattutto a livello motorio, percettivo e grafo-motorio, e crea un percorso graduale di continuità didattica tra i vari ordini di scuola, accompagnando le tappe evolutive di ogni bambino.
La fondatrice del metodo mette a disposizione degli insegnanti e dei professionisti i frutti degli studi e dell’esperienza maturata sul campo per dare loro la possibilità di applicarli pienamente nella propria pratica quotidiana. Si parte dalla conoscenza dei concetti di base attraverso una formazione teorica fino all’applicazione di tecniche e all’esecuzione di attività didattiche, mediante laboratori esperienziali e interventi di consulenza in classe di supporto agli insegnanti, soprattutto con gli alunni che presentano maggiori difficoltà.
Sulla base delle diverse applicazioni del metodo è stato sviluppato un copioso supporto bibliografico e di materiale didattico che consente agli insegnanti, alle scuole e alle famiglie di trovare risposte e aiuti concreti per preparare e avviare alla scrittura ogni bambino, a seconda dell’età evolutiva e dei bisogni specifici di ciascuno, per far sorgere il piacere di scrivere con facilità, esprimendo il proprio potenziale creativo.
La diffusione del metodo ha spinto i suoi sostenitori a fondare l’Associazione Italiana Disgrafie (AID), associazione culturale senza fini di lucro che ha lo scopo di promuovere la divulgazione, la ricerca e gli studi relativi all’apprendimento della scrittura e alle difficoltà grafo-motorie, oltre che alle possibilità di rieducazione della scrittura. L’associazione organizza e promuove attività di informazione al fine di promuovere una maggiore attenzione ai bisogni dei bambini e dei ragazzi di oggi, particolarmente per quanto riguarda l’apprendimento della scrittura, ma anche per il loro ottimale sviluppo senso-motorio, emotivo e cognitivo.



Una scolara della classe prima di scuola primaria si esercita a scrivere la lettera "i" in corsivo alla lavagna, per acquisire padronanza della sequenza di movimenti che formano la lettera.



Fonti di riferimento