NEWS

Oftalmologia

Neuromielite ottica: un farmaco per l’allergia in add-on blocca le recidive


La Neuromielite Ottica (NMO) è una patologia infiammatoria rara che colpisce il Sistema Nervoso Centrale, interessando in particolare il nervo ottico del midollo spinale e del tronco encefalico. Gli episodi neurologici di malattia sono spesso gravi e comportano per questo una disabilità permanente.
I trattamenti standard come micofenolato e rituximab modificano la malattia perché essenzialmente riducono l’attività dei linfociti (le cellule del sistema immunitario coinvolte nel processo infiammatorio alla base della malattia) e sono efficaci nell'uso off-label per migliorare gli outcome dei pazienti; tuttavia la patologia rimane aggressiva.

Uno studio recentemente pubblicato su Neurology, Neuroimmunology and Neuroinflammation ha esaminato l’efficacia e la tollerabilità di cetirizina come terapia di add-on al trattamento standard della NMO, aprendo nuove prospettive nel campo della ricerca clinica su questa condizione in quanto ha dimostrato che questo comune farmaco impiegato per trattare l’allergia può ridurre il tasso di recidiva di se aggiunto alla terapia standard per la malattia.

Studi preclinici avevano infatti evidenziato che gli eosinofili e l’infiltrazione granulocitaria svolgono un ruolo importante nella distruzione infiammatoria correlata alla NMO e in precedenti studi su modello animale cetirizina, nota per la capacità d’inibire il richiamo di eosinofili, aveva dimostrato di bloccare efficacemente lo sviluppo di lesioni nella malattia.

I pazienti con NMO in studio sono stati inviati da medici che li avevano in cura presso il Corinne Goldsmith Dickinson Center for Multiple Sclerosis at Monte Sinai tra l’aprile 2014 e il febbraio 2015, avevano una durata di malattia di almeno 6 mesi e dovevano continuare la terapia modificante il decorso della malattia per almeno 3 mesi. I criteri di esclusione prevedevano l’uso giornaliero in corso di un antistaminico, la presenza di grave insufficienza renale o epatica o d’ipersensibilità alla cetirizina. Di 24 pazienti che erano stati indirizzati ai ricercatori, 16 (età media: 36,5 anni), di cui 15 donne, sono stati infine arruolati nello studio.

Il trattamento prevedeva 10 mg di cetirizina per via orale, in aggiunta alla terapia modificante il decorso della malattia, per la durata di un anno. L’endpoint primario dello studio era valutare il tasso annuale di recidiva prima dell’avvio del trattamento e confrontarlo con quello osservato dopo l’inizio dell’assunzione di cetirizina. Ulteriori endpoint prevedevano la valutazione del livello di disabilità (tramite Expanded Disability Status Scale – EDSS), della gravità delle recidive, della tollerabilità (in special modo riguardo alla sonnolenza) e dei parametri di laboratorio.

L'endpoint primario è stato raggiunto: il tasso annualizzato di recidiva è risultato inferiore, con una differenza statisticamente significativa tra l’anno precedente l’inizio di cetirizina rispetto al successivo (p=0,04).

In particolare, nell'anno precedente l'arruolamento, 4 pazienti hanno avuto 5 recidive, mentre nel periodo di studio si è verificata una sola recidiva. Nessuno dei pazienti ha cambiato la terapia modificante il decorso della malattia dal periodo precedente allo studio al periodo dello studio stesso.

Va sottolineato che l'unico paziente con una recidiva, in trattamento con rituximab, si è rivelato scarsamente aderente alla cetirizina, non avendo assunto il farmaco per 3 o 4 giorni nella settimana precedente all'insorgenza dei sintomi.

Un caveat risiede nel fatto che tra i 9 eventi che hanno contribuito al tasso annualizzato di recidiva nella fase precedente allo studio, 3 si sono verificati mentre il paziente stava ricevendo la terapia modificante la malattia da meno di 6 mesi, cioè quando si ritiene che le terapie orali raggiungano la piena efficacia. Ciononostante, gli Autori hanno affermato che il verificarsi di una singola recidiva nell'anno di studio, peraltro risultata abbastanza lieve in termini di gravità, è notevole.
Altri endpoint di disabilità e tollerabilità non hanno mostrato differenze. Anche la severità e la tollerabilità delle ricadute, inclusa la sonnolenza misurata con la Epworth Sleepiness Scale, sono apparse costantemente simili in tutto lo studio.

La sonnolenza costituiva motivo particolare di preoccupazione a causa dei noti possibili effetti indesiderati, in tal senso, di cetirizina impiegata come farmaco antiallergico, ma i primi studi condotti con la molecola non hanno mostrato alcun effetto sedativo. Inoltre, diversi pazienti hanno riportato il beneficio aggiuntivo del miglioramento delle loro allergie stagionali.

“Siamo stati lieti di scoprire che la cetirizina era sicura e ben tollerata nella nostra popolazione di pazienti con NMO” hanno dichiarato gli Autori, coordinati da Illana Katz Sand, docente di Neurologia presso la Icahn School of Medicine at Monte Sinai di New York. “Se da un lato il disegno in aperto dello studio e le dimensioni ridotte del campione precludono conclusioni definitive, dall’altro abbiamo comunque rilevato un segnale indicativo del fatto che cetirizina può essere di beneficio”.
Lo studio rappresenta un importante risultato in quanto potrebbe aprire la strada a una ricerca più solida sul ruolo di cetirizina rispetto al placebo nel trattamento dell'NMO.

Gli Autori ora stanno verificando la fattibilità e/o opportunità di effettuare un trial randomizzato più ampio che permetta di analizzare l’efficacia di cetirizina in aggiunta alla terapia standard per la NMO e stanno valutando anche la possibilità che questo antistaminico possa portare beneficio, a dosaggio maggiore, quando somministrato all’inizio di una recidiva.







Katz Sand I, Fabian MT, Telford R, et al. Open-label, add-on trial of cetirizine for neuromyelitis optica. Neurol Neuroimmunol Neuroinflamm, 2018;5:e441.