On Medicine

Anno XVI, Numero 4 - dicembre 2022

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IL PARERE DELLO SPECIALISTA

La sindrome cardio-facio-cutaneo-articolare, nuova malattia ultra-rara

F. Serra

La Genetica Medica della Fondazione IRCSS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) ha coordinato uno studio internazionale che si è concluso con l’identificazione di una nuova malattia ultra-rara: la sindrome cardio-facio-cutaneo-articolare. Tale condizione ereditaria è caratterizzata da una lassità congenita dei tessuti connettivi e si manifesta con una grande varietà di caratteristiche quali ipermobilità e instabilità articolari, cute particolarmente soffice, tratti somatici riconoscibili, anomalie cardiache e problemi di crescita.
Le persone che hanno partecipato allo studio (12 in totale, appartenenti a nove famiglie diverse) sono risultate tutte portatrici di mutazioni in una specifica regione del gene TAB2. Le caratteristiche riscontrate in queste famiglie sono somiglianti a quelle presentate da chi è colpito dalla sindrome da microdelezione 6q25.1, che è la regione cromosomica in cui è localizzato proprio il gene TAB2. Lo studio alla base della scoperta è stato pubblicato sulla rivista americana Genetics in Medicine (Micale L et al. Genet Med 2022;24(2):439-53).
Contestualmente all’identificazione di questa nuova condizione genetica ultra-rara, a gennaio 2022 la Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza è entrata nelle due reti ERN di riferimento per le malattie rare e complesse della pelle (ERN-SKIN) e dell’apparato muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo (ReCONNET). Il coinvolgimento della Fondazione in queste ERN è avvenuto grazie all’interesse che l’istituzione ha maturato negli anni relativamente alla diagnosi, alla cura e alla ricerca biomedica nel settore delle patologie ereditarie del tessuto connettivo, come le sindromi di Ehlers-Danlos.
Per conoscere più da vicino questa malattia ultra-rara abbiamo intervistato il dott. Marco Castori, medico genetista e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Genetica Medica della Fondazione IRCSS Casa Sollievo della Sofferenza.


Dott. Castori, quali sono stati gli elementi che vi hanno permesso di identificare questa nuova malattia e quanto è stata importante la collaborazione con altri Centri di ricerca?

Il primo elemento che ci ha portato, dopo un lungo “viaggio” durato più di cinque anni, a riconoscere e descrivere questa condizione è stata l’opportunità di aver incontrato i nostri primi pazienti in un ambulatorio dedicato alle patologie ereditarie del tessuto connettivo. L’ambito delle malattie rare è vastissimo e nessuno di noi medici interessati all’argomento è in grado di approfondire tutti i suoi settori. Pertanto, “super-specializzarsi” come medici di un particolare sottoargomento nel vasto mondo delle malattie rare è il primo e imprescindibile passo per poter giungere a scoperte inattese come la sindrome “cardio-facio-cutaneo-articolare”.
Il secondo elemento è stato certamente quello di poter lavorare da anni nel territorio di confine tra la realtà tangibile dello studio medico e quella intangibile (o comunque meno tangibile) del laboratorio di Genetica Medica. Poter vivere entrambi i contesti è stato ed è un privilegio che ancora troppi pochi professionisti sanitari, purtroppo, riescono a realizzare in Italia. Questo tipo di esperienze, infatti, sono un potente volano non solo per mettere a punto nuove scoperte, ma anche e soprattutto per attribuire a esse un senso di alleanza e lealtà tra persone “ammalate” e ricercatore biomedico.
Il terzo punto è rappresentato dalla collaborazione con altri Centri italiani ed esteri. Ormai sono tante le ragioni alla base della collaborazione tra Centri di clinici e di ricerca in Europa e nel mondo. Mi piace pensare che la motivazione alla base di questa “piccola” scoperta sia stata la stima reciproca e un genuino interesse al progresso delle conoscenze come “passepartout” per un progresso della salute. Senza la collaborazione di altri Centri semplicemente non avremmo potuto ottenere i dati necessari alla realizzazione della pubblicazione.

Presso la Casa Sollievo della Sofferenza è attivo un ambulatorio per le malattie non diagnosticate. Quali sono le attività che svolgete?

Grazie a un finanziamento della Regione Puglia nel 2021 abbiamo avviato, in linea con iniziative simili presso alcuni altri Centri nel centro e nord Italia, un ambulatorio mensile per le persone con quadri complessi e ancora privi di una diagnosi. Anche in questo settore, come per le malattie rare in generale, è difficile (se non impossibile) occuparsi di tutto. Al momento, stiamo sviluppando competenze integrate clinico-laboratoristiche per le patologie dello sviluppo somatico e del neurosviluppo, ovvero condizioni a esordio congenito/pediatrico con alterazioni dello sviluppo di uno o più organi. In questa vasta tematica vengono incluse le disabilità intellettive di origine ignota e le altre patologie del neurosviluppo, associate ad anomalie somatiche e/o degli organi interni: le cosiddette “sindromi genetiche di ndd” (ndd = “di natura da determinare”), che restano tali anche dopo svariati test genetici eseguiti presso la nostra struttura o altrove. Tali situazioni, se ritenute “aggredibili” con le ultime risorse tecnologiche a disposizione della nostra Unità Operativa, vengono affrontate tramite un percorso di laboratorio dedicato e in continuo aggiornamento.
La speranza è anche istituire nel tempo un percorso di cure che coinvolga le altre Unità Operative di ricovero della Fondazione IRCCS-Casa Sollievo della Sofferenza e il territorio non solo “dopo” il raggiungimento della diagnosi ma anche (e forse soprattutto) “prima”.

La diagnosi è punto di arrivo ma spesso anche punto di partenza: cosa ha significato per le persone coinvolte nello studio poter “dare un nome” alla propria condizione e quali sono i prossimi passi per arrivare a garantire loro una terapia?

La diagnosi apre un nuovo scenario o, meglio, apre la possibilità a nuove domande e richieste da parte del paziente e della sua famiglia. Le richieste sono legittime e derivano da un assunto implicito al “patto” sancito quando la persona ammalata e la sua famiglia aderiscono a un progetto di studio scientifico.
Il “patto” è che la comunità scientifica si impegni a far sì che l’eventuale identificazione della causa molecolare della condizione sia il punto di partenza di un percorso che porti, nel medio e lungo periodo, a fornire nuove opportunità di benessere a chi è colpito da quella determinata patologia. Nel caso specifico della sindrome cardio-facio-cutaneo-articolare siamo attivi nel cercare finanziamenti e collaborazioni per comprendere quali meccanismi cellulari e omeostatici vengono alterati dalla mutazione di TAB2, per poter così intercettare molecole in grado di ristabilire “la normalità” nei tessuti chiave, come l’apparato cardiovascolare. È un nuovo “viaggio” che durerà anni, ma l’impegno a cercare di rispettare quel “patto” è molto forte.


Flaminia Serra
Ufficio stampa UNIAMO per RaraMente