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Cardiologia

ESCAPE trial: canrenone è efficace nel ridurre i valori pressori nel paziente iperteso non controllato dalla terapia di prima linea


L’ipertensione arteriosa, responsabile ogni anno di 7,5 milioni di decessi nel mondo, colpisce in Italia 17 milioni di individui e comporta un numero molto elevato di complicanze cardiovascolari, quali ictus, infarto miocardico e insufficienza renale cronica. Ben due terzi dei pazienti in terapia con farmaci di prima linea non riescono a controllare correttamente il livello di pressione arteriosa, condizione che li espone, secondo alcuni esperti, ai medesimi rischi dei soggetti che non assumono alcun trattamento.

Per questo motivo i ricercatori si sono concentrati nel rivedere i percorsi terapeutici inaugurati una quindicina d’anni fa con lo sviluppo degli antipertensivi individuando un nuovo approccio terapeutico che consente di ridurre ulteriormente e in modo significativo sia la pressione sistolica che quella diastolica, esercitando contemporaneamente un’azione di protezione per salvaguardare gli organi bersaglio del “killer silenzioso”, cioè cuore, vasi e reni.

Queste sono le premesse dello studio ESCAPE (Efficacy and Safety of Canrenone as Add-on in Patients With Essential Hypertension), realizzato interamente da ricercatori italiani e pubblicato sulla rivista Cardiovascular Therapeutics, che ha valutato l’efficacia e la sicurezza di canrenone, in aggiunta agli ACE-inibitori o sartani più diuretico, nel trattamento dell’ipertensione arteriosa in 175 pazienti ipertesi (età media 57 anni) divisi in due gruppi: uno trattato con canrenone 50 mg e l’altro con canrenone 100 mg. In entrambi i casi la posologia prevedeva l’assunzione del farmaco una volta al giorno per tre mesi. I pazienti arruolati sono stati sottoposti a valutazione all’inizio del trattamento e a distanza di 3 mesi e i dati raccolti – relativi a pressione sistolica e diastolica, frequenza cardiaca, profilo lipidico e aldosterone – hanno dimostrato che in entrambi i bracci canrenone ha ridotto in modo significativo la pressione esercitando anche un’azione protettiva dai danni che l’aldosterone può generare. Questo ormone, infatti, oltre a un aumento pressorio, può provocare anche irrigidimento delle pareti dei vasi, ispessimento del cuore e problemi a livello renale. Questa attività è una caratteristica specifica degli antialdosteronici a cui appartiene canrenone. I calcioantagonisti, altra classe farmacologica spesso usata come secondo step nella terapia dell’ipertensione non controllata, non hanno dimostrato di proteggere a lungo termine il sistema cardiovascolare. Infine, per quanto riguarda la tollerabilità, entrambi i dosaggi di canrenone non hanno comportato variazioni clinicamente significative sia dei parametri metabolici, sia di quelli renali legati alla tollerabilità del farmaco. “Siamo più che soddisfatti - ha spiegato Giovanni Vincenzo Gaudio, dirigente medico dell’AO di Gallarate e Coordinatore nazionale dello studio ESCAPE - abbiamo confrontato i risultati del trattamento con i due dosaggi del farmaco (50 e a 100 mg) e verificato anche la sicurezza dal punto di vista metabolico, constatando che non solo canrenone è stato ben tollerato, ma che rispetto ad altre terapie può contrastare la possibilità di una ‘fuga’ dell’aldosterone, bloccando a valle il sistema renina-angiotensina-aldosterone”. Controllare la pressione arteriosa significa evitare danni a diversi distretti dell’organismo. “In particolare - ha aggiunto Giuseppe De Rosa, Responsabile del Dipartimento Diabete e Malattie Metaboliche del Policlinico San Matteo, tra i Centri coinvolti nello studio ESCAPE - l’aumento della pressione arteriosa produce danni a livello delle arterie dei vari organi (cuore, cervello, retina e rene) a causa del sommarsi di ripetuti microtraumi alla parete vascolare protratti per mesi o anni. L’ipertensione sottopone il cuore a un maggiore lavoro, che può ingenerare ipertrofia in questo muscolo, mentre a livello renale può produrre una progressiva riduzione del volume e della funzionalità, che può arrivare a determinare un quadro di insufficienza renale; infine, a livello oculare, l’elevata pressione arteriosa può provocare danni che, negli anni, possono portare a cecità”.





Derosa G et al. Efficacy and safety of two dosages of canrenone as add-on therapy in hypertensive patients taking ace-inhibitors or angiotensin II receptor blockers and hydrochlorothiazide at maximum dosage in a randomized clinical trial: The ESCAPE-IT trial. Cardiovasc Ther. 2017 Feb;35(1):47-54