On Medicine

Anno XIII, Numero 2 - giugno 2019

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INTERVISTA

Intervista a Stefano Respizzi

Redazione On Medicine

Stefano Respizzi, fisiatra e medico dello sport, dirige il Dipartimento di Riabilitazione dell’IRCCS Humanitas Research Hospital di Rozzano (MI). Abbiamo chiesto a questo specialista di indiscussa esperienza di parlarci del suo rapporto con il paziente che necessita di riabilitazione e di aggiornarci sui mezzi oggi disponibili per favorire il recupero della funzione motoria.



Dottor Respizzi, lei è un fisiatra. Ci spiega qual è il ruolo di questo specialista?


Il mestiere del fisiatra è quello di aiutare il paziente a recuperare una funzione temporaneamente perduta, valutando tutti gli aspetti clinici che riguardano questa perdita di funzionalità. Per raggiungere questo obiettivo è necessario seguire un paziente a 360° per consentirgli il massimo recupero funzionale possibile, che assume un significato diverso a seconda dell’individuo che si ha di fronte. Per un atleta, significa tornare a praticare sport al livello precedente il trauma che ha determinato la perdita di funzionalità; nel caso di un lavoratore, significa tornare a svolgere l’attività professionale precedente l’infortunio; per un anziano, significa tornare a svolgere le proprie attività quotidiane, come fare delle passeggiate. Ecco perché diventa importante conoscere le richieste e le necessità di una persona e comprenderne gli aspetti psicologici.



Una perdita della funzione motoria può essere conseguente a condizioni e situazioni diverse. Può farci qualche esempio?


Nel caso delle malattie croniche degenerative, il fisiatra può essere d’aiuto nel contenere l’evoluzione del quadro sintomatologico e avvantaggiare l’iter terapeutico favorendo il mantenimento della forza muscolare dell’individuo. Il fisiatra in questi casi non si occupa della malattia in sé, quanto della funzione che deve essere, per quanto possibile, salvaguardata.
Di fronte a un paziente che ha subito un infortunio, il primo compito da svolgere è quello di formulare una diagnosi per capire l’entità dell’evento traumatico. Poi, si accompagna il paziente lungo il percorso riabilitativo più opportuno attraverso un lavoro globale, che agisce sulle caratteristiche di funzione della persona che ha subito il trauma.
Nel caso specifico della medicina dello sport e della traumatologia dello sport, il ruolo del fisiatra si declina nella gestione di un infortunio (frattura, distorsione, strappo ecc.). Questa circostanza si verifica oggi con sempre maggior frequenza, considerato che il numero di sportivi amatoriali, anche di età superiore ai 50 anni, è enormemente aumentato negli ultimi anni.
In qualunque caso, la parola chiave è sempre “funzione”.



Qual è l’iter per assicurare al paziente il massimo recupero funzionale possibile?


In italia vige una legge che prevede che il progetto riabilitativo venga redatto dal fisiatra in collaborazione con tutte le figure professionali coinvolte che, a seconda del caso, possono essere molteplici (ortopedico, neurologo, fisioterapista, infermiere, terapista occupazionale, psicologo…) andando a formare un team che si confronta quotidianamente. La gravità della condizione del paziente giustifica l’elaborazione di un progetto più o meno ambizioso e più o meno coinvolgente questi professionisti, ciascuno dei quali svolge un compito preciso e decide quale attività il paziente deve svolgere ogni giorno per recuperare la funzione perduta.



Poco fa ha fatto riferimento all’aumento della platea di persone che praticano attività sportiva a livello amatoriale, a tutte le età. Cosa offre di nuovo il panorama della medicina riabilitativa per il recupero nello sport?


Se stilare un progetto riabilitativo è compito del fisiatra, il programma riabilitativo è invece svolto dal fisioterapista, che ha in mano il paziente e decide quali attività deve svolgere ogni giorno sotto la sua supervisione. Nell’ambito della riabilitazione dello sportivo, sono sempre di più i pazienti che chiedono di proseguire la riabilitazione anche a casa, al di fuori delle sedute preconfezionate con lo specialista, per accelerare i tempi di recupero dall’infortunio.
Si sono quindi sviluppati metodi e ausili per rendere il paziente artefice della propria riabilitazione a domicilio ("home care"). Una soluzione particolare a disposizione di fisioterapisti e rieducatori viene oggi dalla pratica dell’esercizio a resistenza elastica, che si avvale dell’utilizzo dell’elastico come strumento terapeutico per la rieducazione motoria finalizzata al recupero della forza.
La disponibilità di uno strumento semplice da usare, economico e agevole da trasportare è fondamentale, soprattutto nella nostra società composta da persone dinamiche, sempre in movimento; e l’elastico svolge proprio questo ruolo con la garanzia della sicurezza, che ne permette l’uso, a differenza dei pesi, anche al di fuori della supervisione dello specialista. È infatti molto difficile farsi male usando l’elastico, mentre i pesi non utilizzati in modo corretto possono cadere e far male al paziente.



È di prossima pubblicazione un manuale di esercizi sulla resistenza elastica nel recupero e miglioramento della forza. Lei ha coordinato il pool di esperti che ne ha redatto i contenuti. A chi consiglia la lettura del volume?


I destinatari finali del volume sono i medici specialisti in fisiatria, medicina dello sport e ortopedia, i fisioterapisti, i massofisioterapisti, i laureati in scienze motorie e i preparatori atletici. Questo manuale, frutto della lunga e comprovata esperienza didattica e formativa dei suoi autori, mette a disposizione dei professionisti del settore i fondamenti teorico-pratici sull’utilizzo della resistenza elastica, proponendosi come ausilio pratico, di semplice e utile consultazione per chi desidera utilizzare, a scopo riabilitativo e non, questo tipo di metodica di rinforzo muscolare.