On Medicine

Anno XVIII, Numero 1 - marzo 2024

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FOCUS

MISOFONIA: che cos’è e come si cura

A. R. De Caria


Introduzione


La misofonia è una condizione cronica che descrive l’avversione, da parte di alcune persone, a specifici stimoli uditivi a prescindere dall’intensità sonora1. Negli anni '90, l'audiologa Marsha Johnson descrisse per la prima volta la "sindrome della sensibilità selettiva ai suoni" o "sensibilità ai suoni deboli"2. All’inizio degli anni 2000, Pavel e Margret Jastreboff usarono il termine “misofonia” per descrivere una particolare “avversione per i suoni”3. Schröder et al. nel 2013 hanno definito per la prima volta i criteri descrittivi sulla base di un proprio studio4 i cui principi sono stati, successivamente, ampliati da TH Dozier nel 20175. Entrambi i termini “sensibilità selettiva al rumore” e “misofonia” sono presenti in letteratura, ma quest’ultimo è diventato di uso più comune.

Definizione


La misofonia è un disturbo caratterizzato da una forte intolleranza o fastidio nel sentire alcuni suoni prodotti dal corpo di altre persone6.
Nella definizione più recente (Consensus Definition of Misophonia – 2022)7, la misofonia - dal greco μίσος misos “avversione” e φωνή foné “suono” - è un disturbo neurologico che consiste nell'intolleranza ai suoni prodotti da una persona mentre svolge alcune normali attività quotidiane.

Epidemiologia


Al momento i dati di letteratura sono discordanti, in quanto solo da poco tempo vi è una definizione quasi consensuale della patologia e perché, ad oggi, non esistono questionari universalmente accettati per definire il disturbo e la completa distinzione con l’iperacusia e la fonofobia sintomi che, insieme all’acufene, possono associarsi alla misofonia.
In una ricerca statunitense condotta su 483 studenti di psicologia è stato rilevato che oltre il 20% soffre di avversione a particolari suoni; dati inferiori (6%) sono stati rilevati su 415 studenti cinesi. Altre stime ipotizzavano che soffre di misofonia il 3% nella popolazione generale8.

I suoni trigger


I suoni che scatenano il disturbo, noti come “trigger9, possono essere tantissimi, dipende dalla sensibilità e dal valore che assumono nei diversi individui. Generalmente l’evento scatenante è riconducibile alla percezione di alcuni suoni prodotti dal corpo di altre persone come masticare, bere, deglutire, tossire o, semplicemente, annuire. In altri casi, la reazione può essere scatenata dai suoni generati durante l'utilizzo di alcuni oggetti di uso comune (es. la tastiera del computer, il click del mouse o della penna) o rumori provocati ad esempio nel muovere nervosamente le gambe, rumore dei tacchi delle scarpe, il tamburellare dei polpastrelli delle dita sul tavolo o il suono che si emette nel chiedere silenzio (a scuola, al cinema ecc.).

Reazione ai suoni


Gli stimoli trigger vengono vissuti come spiacevoli o angoscianti e tendono a evocare forti risposte emotive, fisiologiche e comportamentali negative che non si manifestano nella maggior parte delle altre persone10. Le risposte misofoniche non sembrano essere suscitate dal volume degli stimoli uditivi, ma piuttosto dallo schema o dal significato specifico che assumono per un individuo. Uno o più di questi suoni, a prescindere dalla loro intensità, in persone particolarmente predisposte, può determinare una diminuzione della socializzazione o, addirittura, scatenare ansia e comportamenti aggressivi11.
Una volta rilevato uno stimolo scatenante, chi è affetto da misofonia può avere difficoltà a distrarsi dallo stimolo stesso con manifestazioni che vanno dal semplice fastidio, facilmente controllato, a fenomeni che provocano stati d’ansia e atteggiamenti palesemente violenti o autolesionisti12. Non di rado vi è compromissione delle attività sociali, scolastiche o lavorative; in casi estremi, il soggetto tende a interrompere i contatti sociali isolandosi nella propria abitazione, non utilizzando i trasporti pubblici e fino all’interruzione dello studio o dell’attività lavorativa13.
A livello sociale la persona può manifestare un elevato disagio psicologico e una risposta di fuga o comportamenti che possono essere considerati socialmente inappropriati, come coprirsi le orecchie per evitare di sentire il suono che lo disturba14.


Gli stimoli trigger possono anche evocare forti reazioni comportamentali come agitazione o aggressività diretta verso l'individuo che produce lo stimolo. In rare occasioni, l’aggressività può essere espressa con esplosioni verbali o fisiche, sebbene queste risposte siano riscontrate più nei bambini che negli adulti15. Il 7% dei misofonici evitano di produrre, loro stessi, i suoni trigger.
I cambiamenti oggettivi includono un aumento della frequenza cardiaca, cambiamenti della pressione sanguigna e dispnea. La reazione emotiva è individuale e dipende dal tipo di rumore, dall'esperienza personale pregressa, dal contesto sociale o dal profilo psicologico.

Misofonia e sintomi associati


Diversi studi hanno dimostrato la coesistenza tra misofonia e disturbi sia della percezione sonora sia di ambito psicologico e psichiatrico. Riguardo i disturbi della percezione sonora alcuni Autori hanno descritto comorbilità con acufene e/o iperacusia16; nella sfera dei disturbi mentali si sono evidenziate associazioni con: disturbi autistici17, emicrania, disturbi post-traumatici, disturbi bipolari/schizofrenie, disturbi d'ansia e ossessivo-compulsivi18, depressione e disturbo da deficit di attenzione19.
S. Taylor ha indicato la misofonia come una sindrome psichiatrica20, probabilmente associata a un ridotto controllo cognitivo anche se, probabilmente, il disturbo non è riconducibile ad un’unica causa.
La diminuzione della tolleranza a determinati suoni potrebbe essere causata da esperienze negative derivanti da suoni specifici. La memoria di questi suoni, riconducendo la persona all’esperienza negativa vissuta, scatena il fastidio se non l’aggressività.

Correlati neurali


Ancora sono da chiarire le basi neurologiche e i circuiti cerebrali coinvolti nella comparsa dei sintomi anche se si è ipotizzato che il sistema limbico, così come per gli acufeni, sia pienamente coinvolto nella risposta disreattiva alla percezione di determinati suoni.
A differenza dell’iperacusia (disagio, fastidio o franco dolore nel sentire particolari suoni ad alto volume), la misofonia è specifica per determinati suoni a prescindere dal loro volume e dal contesto in cui vengono generati. Rispetto alla fonofobia (avversione o fobia verso specifici suoni indipendentemente dalla loro intensità) che rientra nei disturbi fobici e che si associa spesso all’iperacusia e agli acufeni, la misofonia non è determinata da deficit uditivi.
In molti casi è difficile distinguere tra fonofobia, iperacusia e misofonia21; per questo è opportuno condurre un’indagine clinica corretta, avvalendosi anche dell’uso di questionari da somministrare al paziente, poiché alcune forme di misofonia possono incidere notevolmente sulla qualità di vita del paziente, sui rapporti sociali e familiari e sull’attività lavorativa.
Uno studio con elettroencefalografia (EEG) del 2014 ha mostrato, in soggetti affetti da misofonia, un sospetto deficit neurobiologico nell’elaborazione uditiva. Non è chiaro se questo deficit si verifichi generalmente nei pazienti psichiatrici o solo specificamente in quelli affetti da misofonia, e se il deficit possa essere attribuito anche a una disfunzione del controllo corticale22. Kumar et al. nel 2017, sulla base dei dati della risonanza magnetica funzionale (fMRI), hanno ipotizzato un aumento della connettività neuronale nella corteccia prefrontale ventromediale e l'attivazione della corteccia insulare anteriore. La corteccia prefrontale è coinvolta nell'elaborazione delle informazioni sensoriali e influenza la funzione di altre aree del cervello (ad esempio, aree per l'elaborazione e l'immagazzinamento della memoria; amigdala per il condizionamento emotivo, elaborazione per la risposta di attacco-fuga degli stimoli sensoriali). La corteccia insulare è principalmente coinvolta nella valutazione/elaborazione delle informazioni sensoriali e delle emozioni.

Diagnosi


L'età di insorgenza di questa condizione non è nota, ma alcune persone riferiscono la comparsa dei sintomi tra i 9 e i 13 anni. La misofonia è più comune tra le ragazze e si manifesta rapidamente con livelli di fastidio diversi tra un individuo e l’altro. È interessante notare che il momento della diagnosi è significativamente più tardivo, tanto che Schröder lo colloca tra i 19 e i 62 anni4. La diagnosi è, al momento, esclusivamente clinica e si basa sull’anamnesi, sull’inquadramento audiologico e sulla valutazione dei sintomi. In aiuto possono venire l’utilizzo di questionari (al momento non validati) la maggior parte dei quali di tipo self-report.
Dal punto di vista audiologico è necessario la classica visita con esame audiometrico tonale, ricerca della soglia del fastidio, test psicoacustici23 in condizioni di rumore ed eventuale presenza di patologie uditive quali: acufeni, iperacusia e fonofobia. È anche vero che, nella nostra casistica clinica (ndr), nella maggior parte dei pazienti non vi è alcun deficit uditivo associato alla misofonia.
Lo strumento ad oggi maggiormente utilizzato in letteratura è l’Amsterdam Misophonia Scale (Schroder et al., 2013). Si tratta di uno strumento self-report ottenuto dall’adattamento della Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (Goodman et al., 1989), scala di valutazione per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). Un altro questionario ampiamente utilizzato è il Misophonia Questionnaire (Wu et al., 2014). Si tratta di un questionario autosomministrato costituito da 18 item organizzati in tre sottoscale volte a valutare: la frequenza di specifici suoni trigger, la frequenza di determinate risposte emotive e comportamentali innescate dell’esposizione ai trigger e la severità globale dei sintomi.
È stata proposta anche una versione per adolescenti dello stesso strumento, la Sussex Misophonia Scale for Adolescents (Rinaldi et al., 2022), l’unico questionario ad oggi disponibile per valutare la Misofonia in bambini e adolescenti. La scala è stata adattata da quella per adulti, apportando come unica modifica la sostituzione della parola “lavoro” con la parola “scuola” in quattro item.
Poiché la misofonia è un disturbo che coinvolge la sfera emotiva, può essere utile la somministrazione di questionari tipo la SCL-90R (Derogatis et Al. 1994) che indaga la configurazione di sintomi psicologici di soggetti non clinici e clinici. Il questionario di Derogatis24 valuta nove dimensioni sintomatologiche primarie:
  1. Somatizzazione: riflette il disagio legato alla percezione di disfunzioni corporee (apparati cardiovascolare, gastrointestinale, respiratorio, ecc);
  2. Ossessività-Compulsività (O-C): si focalizza su pensieri, impulsi e azioni sperimentati come persistenti e irresistibili, di natura egodistonica o indesiderati;
  3. Ipersensibilità interpersonale: valuta i sentimenti di inadeguatezza e inferiorità;
  4. Depressione: include sentimenti di disperazione, pensieri suicidari e altri correlati cognitivi e somatici della depressione;
  5. Ansia: comprende segni generali di ansia come nervosismo, tensione, tremori così come attacchi di panico e sensazione di terrore;
  6. Ostilità: riflette pensieri, sentimenti, comportamenti caratteristici di uno stato affettivo negativo di rabbia;
  7. Ansia fobica: è definita come una persistente reazione di paura a una specifica persona, luogo, oggetto o situazione, percepita come irrazionale o sproporzionata;
  8. Ideazione paranoide: pensiero proiettivo, ostilità, sospettosità, grandiosità, riferimento a sé, paura di perdere l’autonomia e deliri;
  9. Psicoticismo: rappresenta il costrutto come una dimensione continua dell’esperienza umana e contiene item indicativi di ritiro e isolamento così come i sintomi di primo rango della schizofrenia.

Sono presenti anche sette item addizionali che valutano disturbi dell’appetito e del sonno.
Tre indici globali completano la valutazione:
  • Global Severity Index (GSI): indicatore globale dell’intensità attuale del disagio psichico percepito dal soggetto;
  • Positive Symptom Total (PST): riflette il numero di sintomi riportati dal soggetto;
  • Positive Symptom Distress Index (PSDI): indice dello stile di risposta.

Gli indici globali offrono flessibilità nella valutazione complessiva dello stato psicopatologico del paziente, permettendo di disporre di indicatori della gravità e dell’intensità sintomatologica e di disagio psichico.
Proprio per la capacità di valutazione della gravità dei sintomi di disagio psichico in diversi domini sintomatologici, sia per la misura dei sintomi internalizzanti che per quelli esternalizzanti, si ritiene, dopo esperienze cliniche di trattamento dei pazienti con acufeni e misofonia (ndr), che la SCL 90R sia un utile questionario per l’inquadramento del malessere e della reazione ai suoni trigger, faciliti l’identificazione precoce dei pazienti a rischio di disagio psicologico, aiuti nella valutazione di fenomeni associati, misuri il cambiamento del paziente, documenti e valuti gli esiti di trattamento e le tendenze di risposta.

Terapia


La maggior parte degli studi scientifici concorda sul fatto che non esiste una manifestazione "tipica" della misofonia e, nella maggior parte dei casi, ogni paziente è diverso; perciò, sarebbe opportuno concentrarsi su caratteristiche e comorbilità di ciascuno per un'adeguata gestione del disturbo attraverso un approccio personalizzato.
Nei pazienti che presentano comorbilità, la combinazione di più condizioni influisce sulla gestione del caso a livello di trattamento. Non esiste un approccio unico adatto a tutte le condizioni.
La misofonia non è stata ancora definita come una malattia e non è assegnata a nessun sistema diagnostico ufficiale, né al Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 5a edizione (DSM-V), né alla Classificazione internazionale delle malattie, 11a edizione (ICD-11)25.
Al momento, non tutti gli specialisti concordano sull’approccio terapeutico corretto anche se è univoca l’idea di una “presa in carico” multispecialistica (audiologo, psicologo, psichiatra) che possa definire la fonte del sintomo e i disturbi ad esso correlati che, spesso, ne caratterizzano la dimensione invalidante.
Generalmente, con la consapevolezza di non essere esaustivi, l’approccio terapeutico va da una corretta terapia educazionale (counselling), efficace nei casi di lieve disagio, a forme più complesse di trattamento multidisciplinare che prevedono terapia dei suoni (sound therapy), terapia cognitivo-comportamentale, EMDR, ipnosi e mindfullness26.
La terapia inizia con il dare un nome alla misofonia, che rappresenta un primo passo per affrontare la malattia da parte del paziente. In generale, la terapia multimodale si basa sul chiarimento di possibili connessioni, informazioni su questa particolare ipersensibilità al rumore e possibili strategie/modifiche di coping alla vita quotidiana.
La terapia di gestione della misofonia, in relazione all’esperienza clinica dell’Autore, si basa principalmente su interventi cognitivo-comportamentali, counselling, insegnamento di strategie di gestione dell'attenzione, ristrutturazione cognitiva, insegnamento di strategie generali di gestione dello stress, riduzione del comportamento di evitamento e metodi di rilassamento. Le sedute di ipnosi hanno lo scopo di rimodellare gli stimoli trigger, supportare il controllo emotivo – nonostante la reazione fisica ai trigger – e sopprimere la reazione misofonica.
Poiché una sindrome psichiatrica può essere la base o un cofattore della misofonia, è importante un'adeguata valutazione specialistica psichiatrica, anche per quanto riguarda la questione della possibile pianificazione terapeutica (ad es. terapia comportamentale, supporto farmacologico per disturbi d'ansia, depressione ecc.)27. Attualmente non esiste una terapia farmacologica ma, se è presente un disturbo mentale in comorbilità, il trattamento farmacologico potrebbe anche ridurre la reazione misofonica. L'ansia può essere un mediatore significativo nella relazione tra misofonia ed esplosioni di rabbia. Poiché gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono anche ridurre l'ansia, rappresentano un'opzione di trattamento per gli impulsi aggressivi nella misofonia, riducono l'ansia e migliorano la sensibilità al rumore6.
Ausili non farmacologici prevedono l’utilizzo di dispositivi elettronici per l'attenuazione del volume dei trigger e comprendono cuffie per il mascheramento (ad es. ascolto di suoni a banda larga o suoni della natura) e generatori di suono indossabili (uguali a quelli utilizzati per gli acufeni)28. Nonostante l’uso frequente di queste procedure di mascheramento, i dati provenienti da studi controllati sono limitati.


Antonio R. De Caria
Medico Chirurgo - Specialista in Audiologia
Centro Medico Auris – Mantova
Società Medica Italiana di Psicoterapia e Ipnosi


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