On Medicine

Anno XV, Numero 4 - dicembre 2021

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FOCUS

Elevata incidenza di carcinoma polmonare in Nuova Zelanda

Redazione On Medicine

Il carcinoma polmonare rappresenta la principale causa di morte per cancro in Nuova Zelanda; i tassi di incidenza e mortalità correlate a questa neoplasia nelle popolazioni Māori e in quelle del Pacifico (regione dell'Oceania che comprende gli arcipelaghi di Polinesia, Melanesia e Micronesia) sono da due a tre volte superiori rispetto a quelle di altre popolazioni, europei compresi.
Uno studio (Arnold M et al. The Lancet Oncology 2019;20:1493-505) che ha confrontato i tassi di sopravvivenza al cancro del polmone a cinque anni di sette paesi ad alto reddito (Australia, Canada, Danimarca, Irlanda, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito) ha rilevato in Nuova Zelanda il secondo tasso di sopravvivenza più basso (16%), preceduta solo dal Regno Unito (15%); quelli più elevati sono stati registrati in Canada (22%) e Australia (21%).
I tassi di incidenza del cancro al polmone sono da due a tre volte più alti nei popoli Māori e del Pacifico rispetto ad altri gruppi etnici; inoltre, i primi manifestano la patologia più precocemente e con un'incidenza più alta nelle femmine rispetto ai maschi, nonostante la mortalità risulti sovrapponibile nei due sessi.
Anche gli individui di genere maschile del Pacifico sono colpiti in modo sproporzionato dalla patologia, con un tasso di incidenza quasi due volte superiore rispetto a quello europeo e un tasso di mortalità quasi 2,5 volte superiore.
L’elevata diffusione dell’abitudine al fumo di sigaretta nei popoli Māori e del Pacifico rappresenta indubbiamente un importante fattore che contribuisce all'aumento dell'incidenza del cancro ai polmoni in queste popolazioni. Un'indagine sulla salute condotta in Nuova Zelanda nel 2019/20 ha rilevato che il 31% dei Māori di età ≥15 anni fuma, con percentuali più elevate nelle donne rispetto agli uomini. Relativamente ai popoli del Pacifico, il 22% ha riferito di essere fumatore, con tassi più elevati nei maschi rispetto alle femmine. Le percentuali di fumatori negli europei sono quasi tre volte inferiori rispetto ai Māori e due volte inferiori rispetto ai popoli del Pacifico. Queste evidenze possono spiegare in parte l’elevata incidenza di cancro al polmone in queste popolazioni, dato che il fumo di sigaretta è considerato il principale fattore di rischio modificabile per la patologia: circa il 90% dei casi nei maschi e il 65% dei casi nelle femmine sono attribuibili al fumo.
Esistono però altri fattori identificati come determinanti nella patogenesi del carcinoma polmonare; tra questi, un ruolo importante è giocato dall’inquinamento atmosferico. Che peso può avere, però, questo fattore in un continente come la Nuova Zelanda, notoriamente caratterizzato da un'elevata qualità della vita sotto il profilo ambientale e dallo stretto contatto della popolazione con una natura pressoché incontaminata (Fig. 1)?



Figura 1. Panorama neozelandese.


In generale, la Nuova Zelanda ha una buona qualità dell'aria nella maggior parte dei luoghi. Durante l'autunno e l'inverno, tuttavia, le emissioni del riscaldamento domestico possono portare il particolato a livelli superiori ai limiti raccomandati, specialmente quando le condizioni ambientali e geografiche contribuiscono all'accumulo; uno studio di coorte su una popolazione residente in contesti urbani che ha studiato l'associazione tra inquinamento atmosferico e mortalità in questo continente ha rilevato un'associazione positiva tra esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico e mortalità per cancro ai polmoni.
Altri fattori predisponenti al cancro al polmone, quali malattie polmonari preesistenti, storia personale di altre malattie tumorali o storia familiare di cancro ai polmoni, entrano sicuramente in gioco nel determinare l’incidenza della malattia in queste aree geografiche. A questi fattori se ne aggiungono altri quali la diagnosi tardiva, le difficoltà di accesso alle cure a causa del costo o dell’ubicazione e i fattori psicologici come il rifiuto della malattia o la paura.
La prevenzione rimane come sempre l’arma fondamentale per ridurre l’incidenza di questa insidiosa patologia, in Nuova Zelanda come altrove.