
APPROFONDIMENTI
L’educazione a gruppi per l’autogestione del diabete
V. Vilei

Come per altre malattie croniche, l'educazione all'autogestione è essenziale per una gestione ottimale del diabete. I pazienti devono essere supportati in questo processo da sanitari che forniscano le competenze e le abilità per prendersi cura della malattia e delle sue complicanze, attuare l'automonitoraggio, l'esercizio fisico e i cambiamenti comportamentali necessari per ottimizzare la salute, acquisendo così fiducia nelle proprie capacità di raggiungere i risultati desiderati.
L'educazione all'autogestione può essere somministrata individualmente o attraverso percorsi condivisi in gruppo. Esistono diversi tipi di gruppi dedicati che differiscono fondamentalmente, oltre che per le caratteristiche dei pazienti coinvolti, per la frequenza degli incontri, le modalità di approccio e la tipologia di attività proposta. Comune denominatore è la presenza di un clinico come leader, elemento che conferisce attendibilità e serietà all’attività educativa.
I gruppi pazienti hanno una lunga tradizione alle spalle: già nell'antica Grecia venivano utilizzate le relazioni di gruppo a fini terapeutici. All’inizio del secolo scorso Joseph Pratt, un medico di Boston che aveva organizzato dei gruppi di discussione settimanali dedicati ai pazienti affetti da tubercolosi, si rese conto che questi incontri fornivano un supporto reciproco, alleviavano la depressione e riducevano l'isolamento. Questa pratica cominciò quindi a prendere piede sia per gli aspetti positivi riscontrati, sia perché l'educazione di gruppo consente agli operatori di seguire più pazienti contemporaneamente, aumentando così il volume di pazienti che possono beneficiare del loro supporto.
L'educazione all'autogestione può essere somministrata individualmente o attraverso percorsi condivisi in gruppo. Esistono diversi tipi di gruppi dedicati che differiscono fondamentalmente, oltre che per le caratteristiche dei pazienti coinvolti, per la frequenza degli incontri, le modalità di approccio e la tipologia di attività proposta. Comune denominatore è la presenza di un clinico come leader, elemento che conferisce attendibilità e serietà all’attività educativa.
I gruppi pazienti hanno una lunga tradizione alle spalle: già nell'antica Grecia venivano utilizzate le relazioni di gruppo a fini terapeutici. All’inizio del secolo scorso Joseph Pratt, un medico di Boston che aveva organizzato dei gruppi di discussione settimanali dedicati ai pazienti affetti da tubercolosi, si rese conto che questi incontri fornivano un supporto reciproco, alleviavano la depressione e riducevano l'isolamento. Questa pratica cominciò quindi a prendere piede sia per gli aspetti positivi riscontrati, sia perché l'educazione di gruppo consente agli operatori di seguire più pazienti contemporaneamente, aumentando così il volume di pazienti che possono beneficiare del loro supporto.
Le evidenze scientifiche
Diversi studi di efficacia hanno evidenziato che i gruppi pazienti finalizzati all'educazione all'autogestione del diabete consentono di migliorare la qualità di assistenza erogata al paziente rispetto alle consulenze individuali.
In uno studio realizzato da Rickheim e collaboratori, 170 pazienti con diabete di tipo 2 sono stati assegnati in modo casuale all’educazione a gruppi oppure individuale. Dopo sei mesi, i pazienti assegnati ai gruppi hanno presentato una riduzione dell'HbA1c del 2,5%±1,8%, mentre in quelli seguiti individualmente si è rilevata una riduzione dell'1,7%±1,9% (p = 0,05). Anche una review Cochrane ha evidenziato un miglior controllo glicemico dopo educazione a gruppi rispetto a quella individuale.
In due studi realizzati in Italia da Trento e collaboratori, i ricercatori hanno seguito, dopo l'assegnazione casuale all’educazione a gruppi piuttosto che a interventi individuali, 62 pazienti con diabete di tipo 1 per tre anni e 112 con diabete di tipo 2 per cinque anni. I pazienti che sono stati assegnati ai gruppi hanno dimostrato una migliore conoscenza del diabete e dei comportamenti salutari e hanno presentato una migliore qualità della vita. Nello studio sul diabete di tipo 2 hanno anche evidenziato maggiori riduzioni del peso corporeo e dell'HbA1c.
Una metanalisi di Steinsbekk e collaboratori ha confermato che l’educazione a gruppi migliora il controllo glicemico, la conoscenza della malattia diabetica e le capacità di autogestione nei pazienti con diabete di tipo 2.
In due studi realizzati in Italia da Trento e collaboratori, i ricercatori hanno seguito, dopo l'assegnazione casuale all’educazione a gruppi piuttosto che a interventi individuali, 62 pazienti con diabete di tipo 1 per tre anni e 112 con diabete di tipo 2 per cinque anni. I pazienti che sono stati assegnati ai gruppi hanno dimostrato una migliore conoscenza del diabete e dei comportamenti salutari e hanno presentato una migliore qualità della vita. Nello studio sul diabete di tipo 2 hanno anche evidenziato maggiori riduzioni del peso corporeo e dell'HbA1c.
Una metanalisi di Steinsbekk e collaboratori ha confermato che l’educazione a gruppi migliora il controllo glicemico, la conoscenza della malattia diabetica e le capacità di autogestione nei pazienti con diabete di tipo 2.
Conclusioni
Le evidenze tratte dagli studi hanno fornito informazioni sul motivo per cui nei pazienti diabetici l’educazione a gruppi può portare a risultati migliori rispetto a quella individuale: le consulenze di gruppo tendono ad avere una durata maggiore e le informazioni ricevute sono valutate come più "utili" dai pazienti rispetto a quelle ricevute singolarmente. I pazienti apprezzano anche la possibilità di condividere i problemi con persone affette dalla stessa patologia.
Questo tipo di approccio educativo dovrebbe essere considerato come primo step per fornire supporto all'educazione, all'autogestione del diabete, laddove sia possibile farlo.
Questo tipo di approccio educativo dovrebbe essere considerato come primo step per fornire supporto all'educazione, all'autogestione del diabete, laddove sia possibile farlo.
Bibliografia di riferimento
- Rickheim P, et al. Assessment of group versus individual diabetes education: A randomized study. Diabetes Care 2002;25(2):269-74.
- Duke SA, et al. Individual patient education for people with type 2 diabetes mellitus. Cochrane Database Syst Rev 2009;(1).
- Trento M, et al. A 3-year prospective randomized controlled clinical trial of group care in type 1 diabetes. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2005;15(4):293-301.
- Trento M, et al. A 5-year randomized controlled study of learning, problem solving ability, and quality of life modifications in people with type 2 diabetes managed by group care. Diabetes Care 2004;27(3):670-5.
- Steinsbekk A, et al. Group based diabetes self-management education compared to routine treatment for people with type 2 diabetes mellitus: A systematic review with metaanalysis. BMC Health Serv Res 2012;12:213.
- Hwee J, et al. Diabetes education through group classes leads to better care and outcomes than individual counselling in adults: A population-based cohort study. Can J Public Health 2014;105(3):e192-e197.
- Zrebiec J. Tips for running a successful group. Diabetes Spectrum Volume 2003;16(2):108-11.
A cura di Veronica Vilei
SSD Malattie Endocrine del Ricambio e della Nutrizione,
Ospedale di Seregno,
ASST Brianza
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