INTERVISTA
Intervista a Fiorangela Marletta
Redazione On Medicine
Da anni in prima linea in un affollato Pronto Soccorso milanese, la dottoressa Fiorangela Marletta ha costruito la sua carriera tra urgenze, notti insonni e storie di umanità. Oggi ci racconta come la passione per i viaggi sia diventata la sua bussola: un modo per respirare, ritrovare equilibrio e portare nuove prospettive nel lavoro quotidiano grazie alla ricchezza interiore guadagnata tra mete lontane e incontri inattesi.
Dottoressa Marletta, da dove nasce la sua passione per i viaggi?
La mia passione per i viaggi nasce dalla curiosità che, oltre al mio, possa esserci un altro mondo: un mondo diverso per il modo di vivere, parlare, pensare; un incontro con culture diverse che possa amplificare ancora di più il mio mondo interiore. Viaggiare mi insegna a cambiare dei ritmi, a volte a rallentare a volte, al contrario, ad accelerare. È un'esperienza che supera l'oggettività della vita e la trasforma in nuove distanze e incontri e nuovi ascolti.
Un medico che pratica la professione in un pronto soccorso quando parte per una vacanza mette in valigia gli "arnesi del mestiere"?
Non credo si possa parlare di veri e propri "arnesi del mestiere", quanto piuttosto dell'abitudine a valutare le situazioni con lucidità e prontezza mentale, del riflesso di saper intervenire in tutte le situazioni "di emergenza" che si presentano; tutti elementi che sicuramente fanno ormai parte della mia vita.
Qual è, secondo lei, il modo migliore per affrontare un viaggio in salute e sicurezza?
Penso che le parole chiave siano "preparazione" e "buon senso". Prima di partire è importante informarsi sulla destinazione: clima, condizioni sanitarie, eventuali vaccinazioni consigliate; e portare con sé un kit personale con i farmaci abituali quali antidolorifici, disinfettanti, repellenti per insetti. Inoltre, è utile mantenere una buona idratazione, proteggersi dal sole eccessivo, fare attenzione a ciò che si mangia. Tutto questo non per dare il via ad ansie ingiustificate, ma per una maggior consapevolezza nell'affrontare il viaggio.
Hai mai utilizzato le sue competenze mediche in situazioni impreviste durante un viaggio?
Sì, mi è capitato più di una volta in circostanze anche molto diverse (ad esempio in aereo, in un villaggio ecc.) di aver dovuto gestire situazioni nell'immediato che richiedevano una competenza medica da urgentista, peraltro con poche risorse strumentali a mia disposizione. In quei momenti l'istinto associato a una metodica di lavoro oramai affrancata negli anni mi ha permesso di dare la risposta migliore per il "paziente".
Come concilia una professione così impegnativa con il dedicare tempo a sé stessa per viaggiare?
Non è semplice conciliare le due cose, soprattutto per lo scarso tempo a disposizione. Tuttavia, considero il tempo per viaggiare una componente importante per il mio equilibrio psicofisico. Programmo i miei viaggi con largo anticipo, cerco di organizzare i turni in modo da ritagliarmi dei periodi indispensabili per rigenerarmi. Prendersi cura degli altri è possibile se ci si prende cura di sé.
I viaggi le danno qualcosa che non riesce a trovare nella quotidianità?
Sì, assolutamente! Il quotidiano del pronto soccorso è scandito dall'urgenza, dal ritmo serrato e dalle responsabilità. Si vive all'interno di un altro mondo fatto di sofferenza, agonia, morte, solitudine. Il disagio fisico, la povertà e la disperazione si accompagnano a un grande impatto emotivo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Nei viaggi lo spazio è diverso: il tempo e la prospettiva cambiano, le persone che incontri sono di solito sane, sorridenti, divertenti. Non devi rispondere alle altrui necessit慜, puoi concederti il lusso di pensare a te e a ciò che desideri.
C'è una destinazione che considera terapeutica e che ciclicamente la vede tornare?
Sì; esistono dei luoghi, non necessariamente esotici, in cui torno ogni volta che sento la necessità di riflettere e rimettermi in equilibrio. Solitamente all'interno di ambienti naturali (mare o montagna) con pochissime persone. Luoghi in cui diventano possibili il silenzio, la lettura, il tempo per preparare i piatti che prediligo.
C'è qualcosa che ha imparato viaggiando e che ha migliorato il suo modo di esercitare la professione?
Sicuramente confrontarmi con culture diverse mi ha insegnato che esiste l'Altro. Viaggiando si osserva con attenzione, si impara a rispettare la cultura di altri popoli diversi da noi, a giudicare di meno e a rendersi conto di quanto le nostre idee siano strette all'interno di pregiudizi.
C'è un incontro fatto in viaggio che le ha lasciato un ricordo indelebile e che ancora oggi influenza il suo modo di affrontare la professione?
L'incontro di un luogo e di un popolo, più che di una persona in particolare: penso al Giappone, alla capacità di questo popolo di essere rispettoso in ogni circostanza. Anche in un lavoro che noi potremmo considerare "umile" ho visto trapelare l'armonia e la gentilezza nei gesti, nel modo di esprimersi, nel tono di voce a testimoniare il dono dell'attenzione per l'altro… Ecco, la stessa attenzione cerco di portarla con me nel lavoro, nella vita e nei miei affetti.
Se potesse partire domani, dove andrebbe e perchè?
Mi piacerebbe, domani, partire per un viaggio senza un tempo e con delle destinazioni che variano man mano che si decidono ogni giorno. Senza un orologio, senza dover fare i conti con il dover impacchettare tutto entro i confini di un turno in ospedale che mi aspetta.
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