On Medicine

Anno XVIII, Numero 4 - dicembre 2024

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INTERVISTA

Intervista a Fabiana Scarpa

Redazione On Medicine

In occasione della “Giornata della Sicurezza Stradale e di Fraternità della Strada” la Regione Lombardia attua iniziative e manifestazioni per ricordare le vittime della strada e onorare coloro che quotidianamente operano a tutela della sicurezza. Tra i volontari delle associazioni di soccorso premiati quest’anno spicca il nome di Fabiana Scarpa, naturalista e insegnante presso una scuola serale di Milano, attiva da oltre quarant’anni come soccorritrice presso la Croce Verde Sempione di Milano. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla.


Professoressa Scarpa, come è cominciata la sua attività come soccorritrice volontaria?


È iniziata quando avevo 20 anni, età in cui si pensa che si abbia il dovere morale di migliorare la società. Per poterlo fare, nel mio piccolo, ho pensato che prestare il mio tempo e le mie energie a un'attività che aiutasse direttamente le persone potesse rappresentare un modo efficace per raggiungere quest’obiettivo.


Come si è indirizzata verso un'associazione di soccorso?


La medicina esercitava il fascino di aiutare le persone, la vita; e avendo scelto una facoltà diversa, perché ero più fortemente motivata verso la salvaguardia dell'ambiente, questo in qualche modo mi completava, mi permetteva di praticare quella medicina spiccia che è il soccorso sanitario alle persone.


Come è stato l'impatto con l'inizio dell'attività di soccorritrice?


Il mio esordio è stato abbastanza clamoroso perché prima di prestare soccorso sono stata io stessa soccorsa: al primo intervento, purtroppo, c'è stato un grave incidente che mi ha portata per tre settimane in ospedale in una situazione abbastanza critica. Ma questo non ha fatto che rafforzare la mia convinzione che tutti coloro che possono e se la sentono dovrebbero mettersi al servizio della comunità.


L'evolversi della sua vita personale ha in qualche modo influenzato la sua attività di volontariato?


Fare volontariato mi ha messo in contatto con altri giovani; uno di questi è poi diventato il mio compagno di vita, con il quale continuo a fare volontariato condividendo gli stessi interessi e valori. Nel corso degli anni, oltre a svolgere il servizio attivo come soccorritrice si sono presentate una serie di occasioni che mi hanno vista coinvolta in altre attività in Croce Verde Sempione, impegnandomi anche a livello amministrativo. Ci siamo infatti trovati nell'obbligo di sciogliere la vecchia cooperativa e rifondarla come Onlus, quindi con una forma giuridica diversa, e sono stata scelta come una dei dodici soci fondatori; ho ricoperto la carica di presidente per un primo mandato e successivi altri due mandati, per un totale di sette anni, durante i quali ho dovuto gestire questa trasformazione e dare quel nuovo impulso che la legge richiedeva.


Con il passare degli anni sono cambiate le modalità di soccorso?


Certamente: siamo passati dall’essere totalmente privi di dispositivi di protezione individuale al dover indossare una divisa e delle calzature a norma. Abbiamo vissuto gli anni della diffusione dell'AIDS, quando si andavano a prendere le persone ignorando che fossero o potessero essere sieropositive e senza alcun dispositivo di protezione. Abbiamo quindi cominciato a usare i guantini, quelli che oggi si indossano nel reparto frutta e verdura dei supermercati, che hanno rappresentato il primo dispositivo di protezione individuale introdotto nel soccorso.

In seguito, le nostre competenze hanno dovuto essere implementate: siamo passati da una strategia “touch and go”, cioè arrivi, carichi e porti in ospedale, a una strategia di intervento più attiva, “stay and play”, che prevede una serie di valutazioni circostanziate come, per esempio, l’effettuazione di un cardiogramma che viene inviato a un medico, sempre presente in centrale operativa, per la sua interpretazione e l’eventuale trasporto del paziente presso il centro ospedaliero specializzato più idoneo.


Professoressa Scarpa, consiglierebbe ai giovani di oggi di avvicinarsi all’attività di soccorritore?


Certamente sì. La Croce Verde Sempione, come buona parte delle associazioni di volontariato, in questo periodo storico è un po’ in difficoltà nel recruitment di nuovi volontari. Sono cambiate le sensibilità e per i giovani è diventato più difficile avvicinarsi a questo mondo sia perché la società di oggi offre probabilmente molte più opportunità di ricreazione e aggregazione, sia perché l'impegno richiesto è diventato per certi versi molto più intenso. Quando ho cominciato, l’iter di formazione prevedeva corso interno, che durava due mesi, e un corso ufficiale di 12 ore presso il Policlinico, tenuto dal primario professor Staudacher. Oggi, per fare il soccorritore, in Regione Lombardia, è necessario seguire un corso di 120 ore, al termine del quale si sostiene un esame piuttosto impegnativo. Quindi si chiede molto al giovane aspirante volontario, che non sempre ha tutta questa disponibilità. È quindi indispensabile avere delle motivazioni profonde, che facciano intravvedere nell’adesione al volontariato un rimedio all’individualismo di questa società. È un’occasione per confrontarsi alla pari con altri individui, giovani e meno giovani, afferenti dalle più diverse professioni e ambiti sociali ma accomunati dai medesimi valori solidaristici.

All’interno un approfondimento sulla storia della Croce Verde Sempione